Link Building: guida SEO per iniziare (con esempi)

La link building è una delle principali tecniche SEO per incrementare l’autorevolezza di un sito web. Consiste nell’acquisizione di backlink che da siti esterni puntano alle pagine di un sito web, contribuendo ad aumentarne la popolarità agli occhi dei motori di ricerca.

E, cosa più divertente… tecnicamente sarebbe vietata. Si perché, come ci ricorda Google nelle sue Spam Policies (trovi qui il link diretto alla sezione che parla di link spam), “tutti i link creati per manipolare i ranking nei risultati della Ricerca Google potrebbero essere considerati link di spam.”

Eppure, parlando con un qualsiasi esperto di ottimizzazione per i motori di ricerca riceverai la stessa considerazione: i backlink sono un segnale importantissimo per migliorare il ranking dei tuoi contenuti, scalare le SERP e diffondere il tuo Brand nel mondo digitale.

Ti confesso che, quando ho iniziato a fare SEO, il terrorismo sulla link building era molto, ma molto maggiore. Oggi, per quanto i proclami di Google continuino a scoraggiare i titolari di siti web dall’acquisire link “dietro compenso”, la link building sembra una tecnica molto meno rischiosa.

Ovviamente se sai come farla.

In questo contenuto cercherò di fare un po’ d’ordine su questo argomento, spiegandoti cos’è per me la link building e quali sono gli aspetti che non puoi non conoscere. Troverai una panoramica sugli attori principali e le loro funzioni, oltre a esempi di “vita reale” per riuscire a contestualizzare meglio la teoria.

Non affronterò in questo post il tema di “come fare link building” perché, a mio parere, merita un contenuto a sé, un po’ più tecnico e un po’ più articolato.

Diciamo che qui si riparte dalle basi.

Cos’è la Link Building (e come si distingue dalla Link Earning)

Link building significa letteralmente costruzione di link. É una delle principali tecniche di SEO Off Site, ovvero la parte della disciplina SEO che si occupa di “costruire” segnali di autorevolezza (o popolarità) di un Brand e dei suoi contenuti.

La link building, ma più in generale l’intera SEO Off Site, ha come focus tutto quello che è al di fuori del sito web. Ogni qual volta un sito esterno fornisce una citazione al nostro sito, che sia in homepage o in una qualsiasi URL interna, fornisce di fatto un voto di fiducia ai nostri contenuti.

I crawler dei motori di ricerca, quando scansionano le pagine dei siti web, identificano e analizzano i link che vanno verso l’esterno del sito e li indicizzano come segnale di popolarità nei confronti del sito target. Il sito target, ovvero quello verso cui il link è indirizzato, ottiene un backlink.

Tutto chiaro, fin qui? Facciamo anche un paio di piccoli esempi.

Mettiamo il caso io gestisca un sito che parla di SEO. Ho letto un utilissimo report tecnico su “come le performance dei siti web influenzano il posizionamento”. Voglio che, nel mio articolo di “SEO tecnica”, i miei utenti abbiano la possibilità di approfondire l’argomento leggendo la stessa guida. Non devo fare altro che inserire nel mio post un link verso quel contenuto, ospitato dal sito del mio collega SEO.

Ho dato un link (e quindi un voto) a quel contenuto nello specifico, ma anche a quel Brand in via più generale.

Ora questo primo esempio, per come l’ho presentato, è meglio definibile come un caso di link earning. Il publisher che ha scritto la guida sulle performance dei siti web ha ottenuto spontaneamente un voto da me, in virtù della qualità e utilità del suo contenuto.

La link earning è una tecnica di propagazione dei contenuti per merito. Consiste nel produrre strategie di ri-condivisione dei propri contenuti, allo scopo di ricevere citazioni (quindi link) o menzioni (quindi citazioni senza link) che contribuiscono a incrementare la popolarità di un contenuto e di un Brand agli occhi di utenti e motori di ricerca.

É spesso anche detta link building naturale, dove “naturale” esclude ciò che trasforma la link building da attività spontanea ad attività manipolativa: la trattativa commerciale.

L’unica vera differenza tra link building (o link building manuale) e link earning è l’intenzione.

Per rendertelo più chiaro, rigiro l’esempio di prima dal punto di vista del publisher che ha scritto il report sulle performance. Quindi, diciamo che io sia quel publisher e voglia fornire popolarità al mio contenuto. Un po’ perché lo ritengo ben fatto e, con la vanità che contraddistingue – chi più, chi meno – tutti i marketers, voglio venga letta e (possibilmente) apprezzata da molti utenti. Un po’ perché, da SEO navigato quale sono, so che quelle SERP sono molto competitive e che, nonostante la qualità del mio articolo, ho bisogno di un po’ di “spinta” affinché le query che ho preso in considerazione si posizionino come si deve.

Quello che potrei fare è contattatare il tizio che ha scritto l’articolo di “SEO tecnica” e chiedergli se è disposto a linkare la mia guida sull’ottimizzazione delle performance.

Quando il link è qualcosa di voluto da chi deve riceverlo, si parla di link building. É letteralmente la costruzione di backlink che da siti terzi voglio rimandino al mio, per accrescere la mia autorevolezza e posizionarmi meglio.

Naturalmente, la link building intesa in questo modo prevede uno scambio. Il link è diventato (ma oserei dire è sempre stato) un prodotto della SEO: qualcosa che ha un valore (secondo metriche che vedremo poco più avanti) e, di conseguenza, un costo. Che può essere saldato con un altro link, con denaro, con ore di consulenza… praticamente con qualsiasi cosa sia barattabile.

Perché i link sono così importanti?

L’algoritmo di Google ha ricevuto un apprezzamento globale, sin dal suo lancio nel 1998, per un elemento che lo distingueva fortemente da tutti gli altri motori di ricerca esistenti: il Page Rank. Ne ho parlato nell’articolo in cui ho raccontato le basi del funzionamento di Google. Se l’hai perso e vuoi farti un’idea macro di come funziona il motore di ricerca più usato al mondo, ti consiglio di recuperarlo.

Semplificando al massimo, il Page Rank aggiunge alla classica indicizzazione dei contenuti per pertinenza/rilevanza (quanto un contenuto è in target con un Topic e quanto si avvicina all’obiettivo di ricerca degli utenti), una valutazione legata alla popolarità: più un contenuto (e per estensione un sito web) riceve link da altri siti autorevoli e in target, maggiore sono le sue possibilità di ottenere un posizionamento favorevole nelle SERP.

Questo dovrebbe subito farti venire in mente che la link building è un’attività che può cambiare pesantamente gli equilibri del gioco, arrivando a influenzare pesantemente i sistemi di ranking che determinano la visibilità di un contenuto.

E quindi, come tale, è sempre stata oggetto di una grande attenzione sia dalla comunità SEO, che ne ha visto un modo per raggiungere risultati rapidi in termini di ranking; sia lato motore di ricerca, che ha dovuto creare negli anni una vasta rete di sistemi di controllo per prevenire o correggere manipolazioni dei sistemi algoritmici di ranking attraverso l’afflusso di link.

Google Penguin è senz’altro il più noto sistema di controllo di link spam, rilasciato per la prima volta nel 2012 e dal 2016 entrato a far parte dell’algoritmo di base (se vuoi approfondire, trovi qui l’annuncio ufficiale di Google).

Si può fare link building?

Tecnicamente no.

Tutte le attività di costruzione di backlink non spontanee sono trattate da Google alla stregua di spam o violazione delle sue linee guida. Non è un caso che esista un intero set di sistemi di ranking e un team antispam pensati appositamente per rilevare e “punire” le attività di manipolazione dell’algoritmo tramite il procacciamento di backlink.

Tradotto: acquistare o scambiare backlink per incrementare il ranking del tuo sito può essere pericoloso. Per questo la link building è una sorta di zona grigia della SEO. O un “segreto di Pulcinella”, se preferisci una versione meno drammatica.

Perché la verità è che, in un modo o nell’altro, tutti fanno link building. Creare un contenuto sensazionale, così bello da essere ritenuto meritevole di essere linkato, condiviso o menzionato è comunque un modo di lavorare al fine di ottenere un backlink. Nonostante la si chiami link earning e, apparentemente, è non soltanto tollerata, ma addirittura incoraggiata da Google. Per forza, mi viene da pensare: l’algoritmo letteralmente vive di contenuti di qualità.

Ma, alla fine della fiera, è comunque un tentativo di manipolazione. Se cerchi dei link stai manipolando l’algoritmo, qualsiasi sia la tecnica che utilizzi per procacciarteli.

Quindi, tecnicamente non dovresti fare link building. Fattualmente, in un mondo dove più della metà dei tuoi competitors utilizzano la spinta dei backlink per accrescere la popolarità e l’autorevolezza dei propri siti, probabilmente non puoi farne a meno.

Quando fare link building?

Mettiamola così: i backlink sono come gli ospiti. Inviteresti ospiti nella tua casa in ristrutturazione con i lavori in alto mare?

Naturalmente no.

Allo stesso modo, per come la vedo io, non dovresti intraprendere attività di link building se prima il tuo sito non è nelle giuste condizioni. Se, a livello On Site e On Page (quindi struttura e contenuti), non hai messo in ordine tutto quello che deve essere ottimizzato. Se il tuo sito ha ancora bisogno di aggiustamenti tecnici (performance, responsività e via dicendo).

Insomma, finché non hai ottenuto tutto quello che può ottenere dalla rilevanza dei tuoi contenuti.

Ti dico questo perché la link building può anche non servire. A volte, per ottenere ottimi risultati, è sufficiente fornire al motore di ricerca e agli utenti una struttura di contenuti, a livello globale e di singole pagine, che intercetta correttamente le intenzioni di ricerca degli utenti, in un’intelaiatura tecnica efficiente. Insomma, far bene quello che i competitors non fanno.

In altri onestamente no. Una spinta esterna è necessaria per emergere e dimostrare che il tuo Brand è autorevole almeno quanto quelli con cui stai gareggiando in SERP.

Quindi, a meno che tu non stia lavorando in settori in cui è conclamato che una strategia di link building è imprescindibile, prova prima “a mettere in ordine casa”. Poi comincia pure a invitare gli ospiti, andando a colpire dove davvero ne hai bisogno.

Elementi di link building per la SEO: a cosa prestare attenzione

Gli attori che compongono la link building non sono molti. Per l’economia di questo contenuto che stai leggendo è importante che conosca bene quattro elementi: link, anchor text, target e contenuto.

Anatomia di un backlink

Un backlink è un link. Fin qui direi tutto chiaro.

Lo chiamiamo backlink perché, da un sito esterno, punta ad una URL del tuo sito. Non è niente di differente rispetto alle centinaia di link interni che utilizzi per favorire la navigazione tra i tuoi contenuti e riveste, di base, il medesimo ruolo: collegare due pagine web.

In html, un link si presenta così:

<a href=”https://sito.it/”>Anchor Text</a>

Il tag <a> serve a segnalare che il contenuto marcato è un hyperlink.

Href è l’attributo che segnala l’URL verso cui punta il link.

La parte sottolineata, chiamata Anchor Text, è l’unica parte del link ad essere visibile in una pagina web ed è quella da cliccare per arrivare alla pagina di destinazione del link.

Che sia un link interno o un backlink, questa è la forma base di un link visto in Html. I link possono avere differenti attributi (nofollow, ugc, sponsored), ciascuno che fornisce un’indicazione supplementare.

In questo articolo non li approfondiremo, ma ci dedicheremo ai link puri, che forniscono valore alla pagina verso cui sono puntati.

Il “valore” di un link

Come si calcola o percepisce il valore di un link? Un po’ come si fa con le profezie di Nostradamus: si interpreta.

Esistono tante tecniche di valutazione dei link quanti sono i SEO che praticano non soltanto in Italia, ma nel mondo intero. Ne ho lette e testate alcune interessanti, mentre di altre ho capito subito erano più volte a racimolare consensi che non valore.

Durante il mio percorso ho deciso di effettuare la valutazione dei link partendo da due elementi: un valore quantitativo, inteso come “forza pura” trasmessa da un bakclink, e un valore qualitativo, interpretabile invece come il valore di “contestualizzazione” che un link porta con sé.

Ti spiego cosa intendo con l’una e l’altra voce.

Valore quantitativo

In senso quantitativo, il valore di un link è legato alla pagina da cui il link parte. Secondo la logica del Page Rank di Google, ad esempio, ogni pagina ha un valore PR (un tempo visibile e oggi, purtroppo, oscurato da Google), determinato grosso modo dalla differenza tra i backlink che riceve e dei link che puntano al di fuori della pagina. É un valore logaritmico che va da 0 a 10. Arrivare da 0 a 1 è facile; arrivare da 6 a 7 molto difficile; passare da 9-10 praticamente impossibile!

É ovviamente una semplificazione estrema: probabilmente l’algoritmo del Page Rank non era così “banale” nemmeno quando è stato lanciato vent’anni fa. Prendiamola per buona soltanto per avere un orizzonte entro cui muoverci per comprendere questo aspetto della link building.

Potemmo chiamare questo un valore quantitativo, intendendolo come la spinta che un backlink può fornire alla URL verso cui punta, sulla base di quanto è autorevole la pagina da cui il link parte.

Per intenderci: se ricevo un link da Google.it verso questo contenuto che parla di Link Building, probabilmente il link che riceverò avrà un PR di, ipotizziamo, 8? 9? ereditato dalla pagina in cui il link si trova. Bene, la spinta di quel link per il mio contenuto sarà decisamente potente.

Di contro, se il link che ricevo arriva da Sitosuperspammoso.it, la cui pagina di origine avrà un PR piuttosto esiguo (se non nullo), la spinta che il link fornirà al mio contenuto sarà altrettanto esigua (se non nulla o addirittura controproducente).

Il calcolo del Page Rank è stato “emulato” da praticamente tutti i tool SEO presenti sul mercato. La Zoom Authority di SEOZoom (che personalmente ritengo un ottimo valore di riferimento), il Domain Authority di Moz (altro valore storico per i SEO), il Trust Flow di Majestic SEO o il Domain Rating di Ahrefs sono tutte metriche proprietarie, basate sul calcolo di fattori che determinano la qualità di una pagina e il relativo valore trasmesso da suoi link in uscita.

Valore qualitativo

Parlando di valore qualitativo faccio riferimento soprattutto a due aspetti: il Topic del sito che linka e l’anchor text utilizzato.

Torno all’esempio precedente per parlarti del Topic del sito. Google.it non è soltanto un sito più autorevole di Sitosuperspammoso.it. Come puoi immaginare, Google.it è anche molto, ma molto più in tema con i contenuti sul mio blog che parla di SEO!

Ricevere un link da un sito che è “in tema” con i tuoi argomenti fornisce al link due “attributi” importantissimi:

  1. lo rende più naturale. Perché un sito di ricette dovrebbe linkare me che parlo di ottimizzazione per i motori di ricerca?
  2. lo rende più “forte”. Non parlo di Page Rank, Domain Rating o Zoom Authority ma di semplice contesto. Se John Muller (una delle figure più prominenti nel panorama SEO mondiale) dice che sono un bravo SEO avrà sicuramente un peso maggiore rispetto alla stessa frase enunciata da Bruno Barbieri (per quanto, in questo secondo caso, lo vivrei forse di più come una soddisfazione personale!).

Il contesto, nella link building come nella SEO On Page, è semplicemente fondamentale. E, come nella SEO On Page, anche nella link building possiamo lavorare al contesto sfruttando lo stesso elemento: le query.

Quando fai link building, presta sempre molta attenzione alle Anchor Text che utilizzi. In un link, l’anchor è quell’elemento che fornisce significato e contestualizzazione. Se un sito mi linka usando come anchor text l’URL del mio sito, il link avrà un determinato significato. Per lo più generico, perché fornirà solo indicazioni su dove si sta votando.

Ma se un link ha come anchor text “consulente SEO”? O “servizio SEO per le imprese”? Molto più contestualizzato. Puntato alla pagina giusta (quella che parla appunto di servizi SEO) dalla pagina giusta (la pagina di un sito che parla di digital marketing o SEO), un anchor di questo tipo fornisce un’indicazione inequivocabile: “ti consiglio quella pagina di quel sito per questo argomento”.

Anche in questo caso, come vedi, non sto parlando di forza bruta. Parlo di contesto. Di conseguenza faccio riferimento alla sensibilità di comprendere le parole, inserire in un contenuto con un senso logico e creare un continuum che, da un sito, porta ai contenuti di un altro.

L’utilizzo delle anchor text è un aspetto molto delicato. Approfondiamolo maggiormente.

Tipi di anchor text

Nel panorama della link building si fa riferimento principalmente a 4 tipologie di anchor text. Se hai familiarità con il concetto di Search Intent (se non ce l’hai, leggi qui: “Search Intent & SEO“!), ti accorgerai presto che fra i due argomenti c’è una forte correlazione. Parlo di anchor text Brand / naked URL, manipolative e navigazionali.

Quelle che ti fornisco sono ovviamente indicazioni general-generiche, che vanno approfondite (come sempre succede nella SEO) in base, guarda un po’, al contesto d’azione.

Anchor text Brand

Le anchor text di Brand sono quelle che fanno riferimento al nome del sito verso cui il link punta. Ad esempio, se un sito mi linka usando come anchor text il mio nome “Andrea Becchetti” mi sta fornendo un link Brand (perché, in questo caso, il mio nome di battesimo coincide con il mio Brand). Allo stesso modo, se un sito linka il sito Nike.it con l’anchor “Nike”.

Anche un link con anchor l’URL di riferimento della pagina è considerabile come un link Brand, seppure ci si riferisca spesso ad esso con la dicitura “naked URL”, perché mostra l’URL del sito spoglia. Se volessi linkarmi potresti, ad esempio, farlo con https://andreabecchetti.com.

Sono gli anchor text più “sicuri”, perché sono quelli che anche spontaneamente puoi ritrovare analizzando il profilo backlink di un sito web. Se qualcuno ti deve linkare sponte sua, è molto più probabile che linki il tuo Brand o la tua URL, piuttosto che quello che fai.

Anchor text commerciali o manipolative

Già dal nome avrai intuito che si tratta delle anchor text più potenti e pericolose.

Si tratta di anchor composte da keyword, query o long tail che rispecchiano più o meno strettamente l’argomento per cui il contenuto viene linkato. Ad esempio, per questo post informativo del mio sito, un’anchor text manipolativa potrebbe essere qualcosa come “come funziona la link building” oppure “se vuoi imparare cos’è la link building“, ma anche qualcosa di molto più essenziale (e spinto) come “link building“.

Sono anchor text che generalmente si guardano con molta attenzione, perché quelle che tradizionalmente producono gli effetti più sensibili in termini di ranking. E sono, ovviamente, i tipi di link più monitorati dai sistemi di spam link di Google, oltre che dai team Antispam.

Anchor text navigazionali

Spesso sottovalutati ma per molti versi importantissimi, i link con anchor text navigazionale sintetizzano le due caratteristiche dei link Brand e dei link manipolativi.

Immagina se potessi smussare la potenza di un anchor commerciale con del Brand. Ad esempio con un link dotato di un anchor text “scarpe da basket su Nike.it” o “questo articolo sulla link building di Andrea Becchetti“. Un ottimo modo di dare un contesto molto forte al tuo link (perché parli dell’argomento) e fornire anche indicazioni sul Brand dietro al prodotto (citando appunto l’URL di destinazione, o parte di essa, e il Brand a cui l’informazione fa capo).

Molto, molto utile, sopratutto quando vuoi spingere un po’ con un anchor text manipolativa ma non sei completamente sicuro di poterlo fare.

Quali anchor text usare?

Semplice: tutte. In modi, quantità e tempi differenti.

Se hai tirato le somme di quanto detto finora, avrai capito che più un link risulta “artificiale”, più bisogna stare attenti ad usarlo. Ne consegue logicamente che nessuno ti verrà a cercare a casa se userai delle anchor text manipolative. Al contempo, sarebbe opportuno diluirne l’utilizzo affiancando ai link con ancore commerciali altri più leggeri, come i link Brand o i link Navigazionali.

Non approfondirò qui la questione di come distribuire le anchor text nella tua strategia di link building. É un concetto un po’ più avanzato e gli dedicherò forse un contenuto più avanti (anche perché questo è lungo già così!).

Ti basta per ora sapere che, allo stesso modo in cui il keyword stuffing è un’attività ritenuta spam, anche l’eccesso di ancore manipolative uguali può rappresentare un problema per la percezione della tua qualità agli occhi dei motori di ricerca.

Attenzione ai contenuti

Da dove farsi linkare? Un’altra bella domanda.

Ci sono davvero tanti posti in cui un sito può inserire un link verso l’esterno. Di norma, quelli più utilizzati sono il body di una pagina, le sidebar o il footer e le “liste”. Diamogli uno sguardo.

Link da body e guest post

I backlink inseriti nel body di una pagina sono di gran lunga quelli più “potenti”. Non è un caso che la maggior parte delle tecniche di link building basilari prevedano l’acquisto di guest post, contenuti redazionali o comunicati stampa.

Si tratta di pagine di origine il cui contenuto (come il sito in sé) dovrebbe essere legato a qualcosa del Brand che viene linkato. Ad esempio, una guida su come scegliere un consulente SEO potrebbe linkare un contenuto del mio sito deputato alla vendita di servizi di consulenza SEO. Così come un post dal blog tuttotennis.it che parla di racchette potrebbe linkare la pagina delle racchette da tennis di Decathlon.

I link nel body prendono valore nella continuità di contestualizzazione fra il contenuto del testo e l’anchor text utilizzata.

Link da footer o sidebar

Sono quei backlink che vengono più spesso identificati come sponsorizzati/acquistati. Li ritrovi nelle sidebar (o a volte nei footer) dei grandi magazine, delle testate editoriali o, più in generale, di quei siti web che vivono di traffico.

Seppure siano considerati tradizionalmente meno “forti” dei link in body, non sono nemmeno da sottovalutare. É vero che è un’attività palesemente di sponsorizzazione, ma è altrettanto vero che forniscono del Page Rank e, in generale, contribuiscono a diffondere il tuo Brand in giro per il web.

Sono sicuramente da considerare in un’ampia strategia di link building, tenendo a mente che:

  1. Google sa benissimo che, nonostante il link sia sitewide (perché si ripete in moltissime pagine del sito che ti linka), è da considerarsi come un solo link. Se pensi che mettendo un link nella sidebar della Repubblica acquisisci Page Rank da ogni sua pagina beh… no.
  2. Se usi le immagini per il link, assicurati che sia compilato l’alt text. Google e gli altri motori di ricerca lo utilizzano come se fosse un anchor text, perché ovviamente nelle immagini l’anchor text non c’è.
  3. Valuta di inserire il rel=”sponsored” se hai l’impressione che il link venga percepito palesemente come un link acquistato.

Link da liste o directory

Che ti devo dire? Le directory andavano di gran moda 10 anni fa, poi sono state considerate completamente spam e, negli ultimi tempi, stanno vivendo una nuova giovinezza.

Pagine Gialle è una directory, ma per la local SEO è una vera bomba. Non sarebbe molto credibile se ti linkassero soltanto siti autorevolissimi ed estremamente in target con te, non trovi?

Altre sono fonte di spam puro. Le riconosci perché, generalmente, sono gratuite, mal gestite e contengono una quantità invereconda di link verso l’esterno.

Utili possono invece essere i link che ricevi in post di confronti o liste, dove vieni messo a confronto con Brand o realtà che ti sono anche competitors. Forse ti sembrerà strano acquistare uno spazio in un contenuto che parla, ad esempio, dei “10 SEO più quotati nel 2024”. Eppure, se ci pensi, potresti ottenere un doppio effetto interessante:

  1. vieni messo in relazione a Brand (magari) più forti di te ma pienamente riconosciuti nel settore;
  2. di questi, sei l’unico ad essere direttamente citato.

Da provare, a necessità e in base alle occasioni.

Link dai social network o affini

É vero, sono tutti nofollow (ovvero tecnicamente non passano alcun valore alle pagine di destinazione).

Però, anche qui, c’è un però. I motori di ricerca hanno accesso a molte pagine dei social network e ai loro contenuti, tanto che non è inusuale trovare nelle SERP dei risultati embeddati da Facebook, Instagram, Tiktok, Youtube.

Non ho troppo prove tangibili di quello che sto per scrivere, ma te lo dico lo stesso: perché non dovrebbe essere un segnale di popolarità per Google & Co. reperire link dei tuoi contenuti su pagine e profili indicizzabili dai social network?

Lascio sospeso l’argomento per quando avrò più evidenze certe.

Target dei link: superficie vs profondità

Abbiamo parlato, finora, soprattutto dell’origine dei link. Dell’importanza della pagina da cui il link parte, del Page Rank che da tale pagina viene trasmesso alla pagina target e di come esistano differenti tipologie di anchor text con diversi ruoli.

Altrettanto importante é considerare quali pagine devono essere destinatarie del link. Uno degli errori più comuni nelle tattiche di link building amatoriali è quella di puntare la maggior parte dei link (o tutti, in alcuni casi) verso la medesima pagina. Generalmente quella ritenuta più importante, più competitiva o quella che si ha interesse si posizioni prima.

Se lo stai facendo anche tu, sappi che è non è esattamente un’ottima mossa.

Quando fai link building, oltre a variare le anchor text che utilizzi per farti linkare esternamente, è importante che consideri anche su quante e quali pagine devono atterrare i link. Per mantenere quanto più possibile naturale il profilo dei tuoi backlink è importante variare le pagine di destinazione dei link.

Non puntare tutti i link in home, né nelle due pagine interne che racchiudono i tuoi servizi o prodotti “principali”, quelli da cui ti aspetti di avere maggior guadagno o quelli che pensi abbiano la competizione più serrata.

Crea piuttosto un ecosistema realistico di link in ingresso. Distribuisci i backlink sui contenuti che ritieni più curati, oltre che più redditizi, linkando in profondità nel sito web le pagine che sai hanno più chance di essere apprezzate e, di conseguenza, condivise, citate o menzionate dagli utenti, abbinandovi le anchor text in modo coerente.

Conclusioni (per ora!)

Bene, spero che con questa introduzione tu abbia capito cos’è la Link Building e quali sono i principali attori che operano in questa tecnica SEO.

A breve credo passerò anche ad un contenuto un po’ più avanzato, andando anche a fornire un workflow per pianificare e mettere un piano di acquisizione link per siti web.

Intanto se hai dubbi, perplessità o semplicemente non sei in accordo con quanto riportato in questo post, fammelo sapere nei commenti!

Andrea Becchetti

Sono un consulente SEO freelance e mi occupo di SEO e di marketing digitale. Questo è il mio sito personale, dove cerco di fare divulgazione e formazione a professionisti e imprenditori sull’ottimizzazione per i motori di ricerca e il digital marketing. Se hai necessità di aiuto con il tuo progetto, guarda la mia pagina di servizi SEO.

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